NOTE POCO NOTE 3. BRAGA Francisco (1868 – 1945). Compositore brasiliano tra i più importanti, praticamente sconosciuto come gran parte dei compositori sudamericani, autore tra l’altro dell’inno ufficiale del Brasile. La sua opera Jupyra è un vero capolavoro e meriterebbe ben altra visibilità.
NOTE POCO NOTE 2 AUBER Daniel (1782 – 1871). Sebbene il compositore non abbia bisogno di presentazioni, i suoi lavori sono tutt’altro che famosi, e se si esclude forse “Fra Diavolo”, nessuna delle sue numerosissime opere viene comunemente rappresentata. Dallo stile chiaramente rossiniano, è comunque considerato il precursore se non l’inventore del Grand Opera francese.
NOTE POCO NOTE I direttori artistici ragionano di fatto solo in termini di “star” da scritturare, e lo stesso pubblico si reca entusiasta all’ascolto dell’interprete di successo a prescindere dal pezzo eseguito.
Simon Boccanegra. La regia è stata affidata all’inglese Richard Jones, coadiuvato da Antony Mc Donald (scene e costumi), Adam Silverman (luci), Sarah Kate Fahie (coreografia) e Renzo Musumeci Greco (Maestro d’armi). Il risultato finale ha destato non poche perplessità, a partire da un’ambientazione contemporanea ormai più che scontata, ma che mal si concilia con i complessi intrighi del dramma verdiano.
Uno svago per turisti? In questa prospettiva purtroppo il genere rischia sempre di più di divenire semplice “svago per turisti”, categoria che già oggi costituisce parte consistente del pubblico, in particolare quello delle arene. Una prospettiva triste, se si pensa che nel 2023 proprio l’arte della lirica è stata proclamata dall’UNESCO come “patrimonio immateriale dell’umanità”.
An interesting new opera from Korea. The Noble Art Opera Company (director Shin Seon-seop) has produced and staged a new opera inspired by the novel, which expresses the coldness of reality and human weakness, the subject of the original story, with clear and concise lines and classically inspired music.
Siamo ormai assuefatti ? Alle bizzarrie della “Regietheater” va aggiunto poi il fanatismo del “politicamente corretto”, vera e propria nuova religione del XXI secolo, in nome della quale viene modificato o eliminato ogni possibile riferimento a quanto non sia conforme alla nuova dottrina. Assistiamo così sempre più spesso ad “Aide” dalla pelle chiara, Turandot che evitano ogni possibile riferimento alla Cina, modifiche a termini del libretto considerati razzisti e via dicendo.
Otello – Teatro dell’Opera di Roma. Molto apprezzabili anche gli appropriati costumi e la maestosa scenografia, arricchita in alcuni momenti da efficaci proiezioni (come nella scena dell’uragano), anche se non sempre perfettamente funzionale (come ad esempio nel quarto atto).
Jenůfa. Juraj Valčuha dimostra di saper padroneggiare perfettamente la complessa partitura, sia nella cura per la chiarezza dei dettagli che nella gestione dei grandi momenti di insieme, come nel caso dell’imponente finale di proporzioni bruckneriane. Con una scelta di tempi sempre ben equilibrata il direttore rende al meglio lo spirito di Janáček nelle sue diverse sfumature drammatiche, nostalgiche, etc., in questo sempre ottimamente seguito dall’impeccabile orchestra romana.
SALOME. In un’opera di Strauss è decisamente l’orchestra che ha il compito di definire i personaggi e le loro emozioni. Il direttore Marc Albrecht opta per la scelta di contenere per quanto possibile il volume sonoro, prediligendo dunque la chiarezza analitica e il dettaglio.









