NOTE POCO NOTE 2. L’opera La Muta di Portici di Daniel Auber (1828) ha svolto un ruolo politico cruciale nella storia europea. Nel 1830, una sua rappresentazione a Bruxelles fu la scintilla che scatenò la rivoluzione belga. Il duetto patriottico “Amour sacré de la patrie” alimentò i sentimenti nazionalistici e portò letteralmente il pubblico in piazza. La musica e il teatro divennero quindi catalizzatori della resistenza. Dal punto di vista artistico, si tratta di un’opera di transizione tra la grand opéra francese e l’espressione romantica, ma il suo significato storico supera il suo valore musicale: ha dimostrato che l’opera non era solo intrattenimento, ma poteva anche essere una forza rivoluzionaria.
NOTE POCO NOTE 2
ALFANO, Franco (1876 – 1954)
Il compositore napoletano è probabilmente maggiormente ricordato per aver completato la Turandot di Puccini, rimasta incompiuta alla morte dell’autore. Le sue opere originali in realtà rivelano una inventiva e una abilità orchestrale di primissimo ordine. Inoltre, fu uno dei pochi compositori italiani come Respighi ad essere attivo sia in campo sinfonico che operistico. La sua opera più nota è Risurrezione, insieme a Sakuntala. Da ascoltare assolutamente le sinfonie e la versione originale del finale della Turandot, sicuramente il migliore tra i diversi proposti (da evitare per esempio quello di Berio che tende attualmente a soppiantare quello tradizionale, e che è in pratica una mistura 90% Berio e 10% Puccini!).
SAKUNTALA Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma – Gianluigi Gelmetti
[https://www.youtube.com/watch?v=9MI1L6rbY44]
Rappresentata nel 2006 all’Opera di Roma sotto la direzione di Gelmetti, specialista della musica italiana del XX secolo, e miracolosamente trasmessa alla radio, rappresenta forse il capolavoro di Alfano. La sua genesi fu particolarmente travagliata, giacché la versione originale dal titolo La leggenda di Sakuntala fu in un primo momento perduta nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Il compositore riuscì tuttavia a ricostruire la partitura e produrre una nuova versione dal titolo Sakuntala. Solo nel 2000 è stato rinvenuto il manoscritto con la versione originale, proposta a Roma da Gelmetti. Va detto che in definitiva la differenza non è davvero molto significativa. Quello che appare invece straordinaria è la ricchezza armonica, timbrica e melodica di quest’opera, dove si avverte tra gli altri chiaramente l’influenza di Debussy. La mano di Alfano è sicura nel dipingere un affresco che non cede al facile orientalismo, piuttosto crea un’atmosfera rarefatta che proprio secondo lo stile espressionista ci riporta alla magia dell’India e ai suoi misteri. Notevoli, ad esempio, le danze del terzo atto, nonché la maestosa conclusione.
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ALFANO: Risurrezione [2020 Maggio Musicale Fiorentino]
AMIROV, Fikret (1922 – 1984)
Compositore dell’Azerbaigian, attivo nel periodo sovietico e autore di numerose opere, balletti, sinfonie, concerti, e perfino colonne sonore per film. I suoi lavori attingono a piene mani dal materiale folk locale, elaborati nello stile tardo romantico di fine Ottocento. Il suo lavoro più eseguito è senz’altro il balletto “1001 ночь” (“Le mille e una notte”, anche noto come “Arabian Nights”), tratto dall’omonimo poema orientale. Un altro balletto molto rappresentato in Azerbaigian è Nasimi, mentre tra le opere va ricordata Sevil.
SEVIL Bolshoi Theatre Symphony Orchestra – Niyazi
[https://www.youtube.com/watch?v=BvXlKLBkIA8]
La musica di Amirov è fortemente caratterizzata dal colore locale, generalmente gradevole ma forse alla lunga pesante. L’imponente opera Sevil presenta momenti molto interessanti e accattivanti, ma che alla lunga possono risultare troppo ripetitivi e forse “indigesti”. Altre sue composizioni interessanti sono alcuni poemi sinfonici come Shur, o Capriccio d’Azerbaijan, o ancora la sinfonia“Alla memoria di Nizami.
AUBER, Daniel (1782 – 1871)
Sebbene il compositore non abbia bisogno di presentazioni, i suoi lavori sono tutt’altro che famosi, e se si esclude forse “Fra Diavolo”, nessuna delle sue numerosissime opere viene comunemente rappresentata. Dallo stile chiaramente rossiniano, è comunque considerato il precursore se non l’inventore del Grand Opera francese.
LE CHEVAL DE BRONZE Orch. Filarmonica della Radio di New York – Jean-Pierre Marty [ https://www.youtube.com/watch?v=-3TAT5QmHuw ]
Le cheval de bronze è un’opera comica del 1835, della quale sono pervenute pochissime registrazioni, la più recente del 1979 diretta da Jean-Pierre Marty. Nonostante l’ambientazione cinese la musica evita un approccio troppo descrittivo, lasciando questo compito più all’orchestrazione brillante.
LA MUTA DI PORTICI Orch. Filarmonica di MonteCarlo – Thomas Fulton
[https://www.youtube.com/watch?v=D1Jq-cr6hTg]
“La muta di Portici” è un’opera raramente eseguita, da riscoprire assolutamente. La novità principale risiede nel fatto insolito, per non dire quasi unico, che la protagonista… non canta mai, nemmeno una singola nota! Il ruolo del titolo infatti (come è intuibile) è semplicemente mimato, ed è in genere attribuito ad una ballerina che diviene così la vera protagonista dell’opera. L’unico caso analogo che conosca avviene in “Mlada” di Rimsky-Korsakov, dove il personaggio principale è un fantasma, e dunque non parla/canta mai! Sarebbe tuttavia estremamente riduttivo limitare l’opera ad una mera curiosità. È in realtà proprio la qualità stessa della musica a farne un vero capolavoro. Numerosissimi sono i brani da antologia, dalle arie di Masaniello (il protagonista vocale, fautore della rivolta dei napoletani contro gli oppressori francesi), alle barcarole inserite alla fine del secondo atto e all’inizio del quinto. Come si può immaginare, sono numerosi anche i numeri di danza, che anticipano di un anno i ballabili del Guglielmo Tell, e che forse ne sono stati in parte ispiratori. Moltissimi sono anche gli interventi orchestrali dedicati alla protagonista-ballerina, che ne sottolineano ad ogni passo le emozioni. È probabile che Giuseppe Verdi abbia preso quest’opera a modello per “Les vepres siciliennes” (I vespri siciliani), non tanto per l’argomento (la rivolta in questo caso dei siciliani, sempre contro gli oppressori francesi) quanto per la struttura musicale. Entrambe le opere infatti propongono un finale secondo caratterizzato da una barcarola, un finale quarto arricchito dalla ripresa di uno dei temi della sinfonia, e un ultimo atto dove vengono rapidamente richiamati i temi principali, subito prima della catastrofe finale (in questo caso l’eruzione del vesuvio).