NOTE POCO NOTE 8

Phaon e Saffo dall’opera Saffo di Giovanni Pacini


NOTE POCO NOTE 8

NOTE POCO NOTE 8  “Teco dall’are pronube” Montserrat Caballé PACINI – SAFFO.  BARCELONA 1987

PACINI Giovanni (1796 – 1867)

Sembra incredibile che uno dei più prolifici operisti italiani, con un attivo di oltre 90 titoli, sia stato nel tempo pressoché dimenticato. Le sue opere, oggi rappresentate molto raramente, costituiscono una testimonianza importante del melodramma ottocentesco pur non essendo particolarmente innovative. All’inizio della sua carriera Pacini collaborò con Rossini, ma presto iniziò a comporre opere per proprio conto, ottenendo all’epoca un grandissimo successo. La sua fama è stata in seguito gradualmente offuscata dapprima dai “rivali” Bellini e Donizetti, ai quali il suo stile può essere associato, e in seguito dall’ascesa del genio verdiano. Impossibile anche solo elencare gli innumerevoli lavori, tra i quali ricordiamo almeno “Saffo”, “L’ultimo giorno di Pompei”, “Medea” e la breve sinfonia “Dante”.

 

L’ULTIMO GIORNO DI POMPEI

Orchestra del Teatro Bellini di Catania – Giuliano Carella [https://www.youtube.com/watch?v=5XcizZrrsMw&list=OLAK5uy_msqIXWpLY9nCXiwbkUr9Fzfm1zK8MONZY&index=1]

Seppure non presenti momenti assolutamente memorabili, L’ultimo giorno di Pompei è un’opera molto rappresentativa del suo tempo, ben organizzata e strutturata. Ricordiamo tra l’altro, il duetto dal primo atto “Da te, l’estrema volta” e il finale, e dal secondo atto l’aria del tenore “Oh mio crudele affetto!”, nonché la conclusione. Quest’ultima si inserisce nel filone delle “grandi catastrofi” che trovano esempi illustri nell’Assedio di Corinto e nella Muta di Portici, scritte proprio in quegli anni.

 

SAFFO

National Symphony Orchestra of Ireland – Maurizio Benini [https://www.youtube.com/watch?v=MecmRxY67CI&list=PL-6TPl3wQKspl8gKxCYHoBdt63NTX7WwZ&index=1]

Considerata il capolavoro di Pacini, l’opera Saffo è stata a lungo tra le maggiormente rappresentate in Italia e non solo, ma che oggi conta solo sporadiche riprese. Come la precedente, lo stile è affine a quello dei coetanei Bellini e Donizetti, ma presenta una maggiore tendenza verso scene più complesse. Tra l’altro, ricordiamo il duetto tra Saffo e Faone del primo atto, la cavatina di Climene (mezzosoprano) del secondo e il drammatico finale.


MEDEA

Orchestra di Savona – Richard Bonynge [https://www.youtube.com/watch?v=Bd3ffvytjqU]

Se oggi il titolo Medea risulta strettamente associato all’opera di Cherubini, nel XIX secolo era la versione di Pacini quella più popolare e rappresentata. Di questa ricordiamo almeno il rondò finale di Medea (soprano) che conclude l’opera.

NOTE POCO NOTE 8

NOTE POCO NOTE 8. Atahualpa, de Carlo Enrico Pasta (Album trailer).
 

PALIASHVILI Zacharia (1871 – 1933)

Compositore georgiano, tra i primi del suo paese ad utilizzare melodie folk, autore tra l’altro di diverse opere tra le quali Abesalom ed Eteri e Daisi (“Tramonto”), quest’ultima proposta recentemente al Teatro Lirico di Catania in una inedita versione italiana.

DAISI

Orchestra del Teatro Bolshoi – Didim Mirckhulava [https://www.youtube.com/watch?v=C8IaDrC_ZK4&list=RDC8IaDrC_ZK4&start_radio=1]

La versione “siciliana” dell’opera georgiana ha visto l’insolita compartecipazione di cantanti italiani e georgiani, alla presenza di alcune autorità dell’ex paese sovietico. Un’operazione ben riuscita, a giudicare dal risultato e dall’inatteso successo di pubblico. La musica in effetti, pur mantenendo arie, duetti e altre forme chiuse (tra cui diverse scene di danza), scorre incessante e appassionata. Caratterizzata da una forte connotazione folk, se da un lato può risultare molto interessante, dall’altro rischia alla lunga di apparire ripetitiva, almeno alle orecchie di un occidentale. Ciononostante, l’attenzione del pubblico non è mai venuta meno, grazie anche alla piacevole messa in scena con costumi sfarzosi e scene accattivanti, tra danze, scene corali e molto altro. La versione di Catania può comunque essere confrontata direttamente con quella in lingua originale, pure presente in rete.

Un’altra opera interessante è Abesalom ed Eteri, anche questa recuperabile via internet.

 

PASTA Carlo Enrico (1817 – 1898)

Compositore italiano poco noto, che dopo la conclusione degli studi musicali a Milano si trasferì a Lima in Perù, dove proseguì la sua opera di insegnante. Compose tra l’altro diverse “zarzuele” (operette) peruviane, fino all’opera Atahualpa, su libretto del prestigioso Ghislanzoni. Opera fortemente critica nei confronti dei conquistadores e dei fanatici religiosi cristiani, nel finale ribalta il solito cliché che vuole la protagonista indigena (come sempre innamorata dell’uomo bianco straniero) convertirsi alla nuova religione.

 

ATAHUALPA

Orchestra Sinfonica Nazionale del Perù – Manuel Lopez-Gomez [https://www.youtube.com/watch?v=Wq9UETxkhvw]

L’opera in quattro atti “Atahualpa”, ambientata in Perù ai tempi dell’arrivo di Pizarro e dei suoi conquistadores, è stata “recuperata” in tempi relativamente recenti, ed eseguita in forma di concerto proprio a Lima nella versione italiana. La musica ricorda quella del primo Verdi, con numerosi momenti di grande ispirazione, in particolare nelle grandi scene corali. Degni di attenzione anche i duetti tra la principessa inca Cora (soprano) e il militare Soto (tenore), gli interventi del Re Atahualpa (baritono), i monologhi di Pizarro (basso) e via dicendo. Un tocco peruviano è assicurato già nella ouverture da un tema in forma di danza che verrà ripreso più volte nell’opera, dalla forte caratteristica andina con la tipica configurazione pentatonica. L’orchestrazione in realtà è stata curata proprio per l’occasione della ripresa moderna dal Maestro Matteo Angeloni sulla base dello spartito per pianoforte e canto. L’impressione è di una orchestrazione molto vicina a quello che doveva essere l’originale, anche se (forse proprio per consentirne l’esecuzione) si avverte la presenza di qualche “taglio”. I quattro atti, infatti, si presentano come densi di avvenimenti ma estremamente sintetici musicalmente, essendo buona parte dei brani privi delle normali ripetizioni “daccapo”. Complessivamente comunque si tratta di un ottimo lavoro, che ha il non trascurabile pregio di permetterne l’esecuzione in una forma molto prossima all’originale.

NOTE POCO NOTE 7

ROUSSEL Albert (1869 – 1937)

Compositore francese dallo stile molto personale, poco valorizzato sia in termini di incisioni discografiche che di esecuzioni nei concerti. Ebbe tra i suoi allievi compositori come Satie e Martinu. Tra i suoi lavori sono da ricordare le quattro sinfonie e l’opera-balletto Padmâvatî, ispirato dai suoi viaggi in oriente.

 

PADMÂVATÎ

Orchestre du Capitole du Toulouse – Michel Plasson
https://www.youtube.com/watch?v=FDidlr50z_8&list=OLAK5uy_l3m8TXDVWXxY3Sx_4umXsEQv9ES-dfsB8

Padmâvatî è un opera-balletto in due atti, basata su un antico poema epico indiano che narra la vita della regina indiana vissuta forse intorno al 1300 d.C. La musica è densa di suggestioni indiane, come di momenti di pura danza che in realtà non sono separabili dal resto dell’opera ma ne costituiscono parte integrante e sostanziale. Ad esempio, sono puramente danzate l’intera prima scena e il finale dell’opera. Forse la complessità della messa in scena e il linguaggio musicale non facile hanno contribuito alla sua quasi scomparsa dalle scene. Nel 2008 è stata comunque rappresentata al Théâtre du Châtelet di Parigi, in una edizione sontuosa e una volta tanto rispettosa del libretto.


RUBINSTEIN Anton 
(1829 – 1894)

Il nome Rubinstein è normalmente associato al grande pianista Arthur e probabilmente pochi ricordano Anton, il compositore russo coetaneo di Čaikovskij. Come quest’ultimo, Rubinstein non aderì mai al movimento delle “scuole nazionali”, piuttosto scrisse musica pensando a Beethoven e Mendelssohn. Tra le sue numerose composizioni si contano sinfonie, concerti, poemi sinfonici, musica da camera e diverse opere tra le quali la più nota è Il demone (Демон).

IL DEMONE

National Symphony Orchestra of Ireland – Alexander Anissimov
https://www.youtube.com/watch?v=7bUMLqGg2Is

Delle molte opere di Rubinstein, Il demone è la più rappresentata, almeno in Russia, e una delle pochissime delle quali esistano delle registrazioni. Il soggetto è lo stesso utilizzato da Balakirev per il suo poema sinfonico Tamara, ispirato al poema di Lermontov, dove un demone solitario si innamora della principessa Tamara. In un prologo, tre atti e un epilogo, l’opera nella versione integrale ha la durata di quasi tre ore mentre le versioni più comuni superano di poco le due ore. I numerosi tagli riguardano oltre il lungo balletto del secondo atto anche diverse scene, tra cui l’intero finale del secondo atto. Complessivamente è strutturata come un’opera tradizionale, anche se le scene fluiscono senza interruzioni e i numeri chiusi sono relativamente pochi. Oltre ad elementi russi sono presenti anche alcune suggestioni orientali, come richiesto dall’argomento e dall’ambientazione, ad esempio i cori delle fanciulle, i numeri di danza, la marcia della carovana, l’aria del principe Sinodal, l’aria di Tamara stessa.

Tiziano Virgili

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Tiziano Virgili

REVIEWER

Physicist, professor at Salerno’s University. Opera fan for more than fifty years, with special interest for Russian, Czech, and in general less performed operas. Strongly believes that Great Art doesn’t need updates, and that operas work perfectly just as they were originally conceived.

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