NOTE POCO NOTE 7

L’Africaine è l’ultima opera di Meyerbeer e anche una delle più note, o perlomeno quella che contiene la sua aria più celebre (“O Paradiso”).


NOTE POCO NOTE 7

NOTE POCO NOTE 7 Leoncavallo’s Zingari | ‘Addormentarmi, accarezzarmi’ | Krassimira Stoyanova, Carlo Rizzi


LEONCAVALLO, Ruggero (1857 – 1919)

Il noto compositore italiano è in realtà ricordato principalmente per la sua opera “I pagliacci”, mentre il resto della sua produzione è oggi quasi dimenticata.

ZINGARI
Orchestra Regina – Giovan Battista Varoli [https://www.youtube.com/watch?v=vW6Mp4hwvNs]

È sicuramente un vero delitto invece la sorte toccata a Zingari, un piccolo gioiello purtroppo dimenticato. Le ragioni in questo caso sono da ricercarsi probabilmente nel soggetto che ricalca quasi letteralmente quello de I pagliacci, opera della quale viene ripresa anche la stessa struttura musicale (due atti con intermezzo). Non è affatto una copia invece la musica, che anzi presenta elementi molto interessanti a partire proprio dall’intermezzo. Sicuramente all’altezza sono le varie arie, a partire da quella del tenore (“Ho perduto la pace vagabonda”), gli interventi del soprano (“Tagliami, abbruciami…”, i cori gitani, e l’incalzante e drammatico finale.

MARSCHNER, Heinrich August (1795 – 1861)

Compositore tedesco autore soprattutto di opere liriche, molte delle quali purtroppo dimenticate. La più celebre è senz’altro Der Vampyr, che anticipa di quasi settant’anni le atmosfere del celebre Dracula di Stoker. Relativamente più eseguite le numerose ouverture, che in genere contengono temi tratti dalle opere stesse.

OUVERTURES, INTERMEZZI E BALLETTI
Hradek Králové Philharmonic Orchestra – Dario Salvi [https://www.youtube.com/watch?v=VqiIqBi0Dmw]

 DER VAMPYR
Orchestra Sinfonica della Radio di Cologna – Helmut Froschauer
[https://www.youtube.com/watch?v=M8JqUDEta8c]

Dopo il grande successo degli inizi, l’opera Der Vampyr venne per lo più dimenticata fino a tempi recenti, dove è stata ripresa con versioni scenicamente piuttosto discutibili. Dal punto di vista musicale l’impressione è di trovarsi davanti ad un’opera minore di Weber, anche se non mancano spunti ottimi a partire dall’impetuosa overture. Lo stesso Wagner ne era fortemente colpito, al punto da scrivere un finale alternativo raramente eseguito.

NOTE POCO NOTE 7

NOTE POCO NOTE 7.  Vampiro-Der Vampyr di H.Marschner – Duetto. Soprano Cristina Ferri baritono Rodion Pogossov.
 

MEYERBEER Giacomo (1791 – 1864)

Compositore francese di origini tedesche, uno dei principali autori del Grand Opéra, genere tipico dell’opera francese dell’800. Nonostante la grande notorietà che ebbero all’epoca, oggi le sue opere sono eseguite assai raramente. La sua inventiva melodica, unitamente ad una mano esperta ha prodotto tuttavia, se non capolavori di prima grandezza, certamente dei lavori di grande interesse, frutto di ispirazione per molti musicisti. Tra i motivi della scarsa presa e della rarità delle sue opere vi è certamente l’impegno che esse richiedono, sia in termini di durata (dalle tre alle quattro ore!) che di esigenze sceniche. Con i budget assai ridotti dei teatri oggi sarebbe sicuramente proibitivo realizzare “alla lettera” le grandiose scenografie richieste dai libretti. Un altro motivo può essere la difficoltà tecnica richiesta dai ruoli, in particolare quelli sopranili, con arie lunghe e ricche di ornamenti.

L’AFRICANA
Orchestra dell’Opera di San Francisco – Maurizio Arena [https://www.youtube.com/watch?v=HCFw51kdApg]

VASCO DE GAMA (L’AFRICANA)
Robert Schumann Philharmonie – Frank Beerman [https://www.youtube.com/watch?v=ivwbRUNZeF4]

L’Africaine è l’ultima opera di Meyerbeer e anche una delle più note, o perlomeno quella che contiene la sua aria più celebre (“O Paradiso”). Il titolo è in realtà fuorviante, giacché la protagonista Sélika è indiana, e l’opera stessa è ambientata in Portogallo (atti 1-2), in mare (atto 3) e in India (atti 4-5). La confusione deriva dai molti ritocchi e modifiche al libretto avvenuti nel corso del tempo. La versione integrale ha durata di circa tre ore e mezza, e conta numerose scene e arie notevoli, alternate a momenti più convenzionali. Da segnalare oltre la già citata aria e l’ouverture, sicuramente il concitato finale del primo atto, il duetto del secondo atto, la scena della tempesta del terzo atto, la misteriosa scena del rituale del quarto e la morte di Sélika.

Dell’opera ne esiste una versione dal titolo Vasco de Gama, sempre in cinque atti ma dalla durata che supera abbondantemente le quattro ore. Rispetto a L’Africaine le differenze maggiori si collocano proprio nel quinto atto, quasi completamente modificato.

DINORAH
Orchestra dell’Opera di Stato Ungherese – Olivier Opdbeeck
[https://www.youtube.com/watch?v=EQFdg5TlEJo]

Dinorah è un altro esempio di opera molto interessante ma eccessivamente prolissa. Il soggetto piuttosto semplice non giustifica le quasi tre ore di durata, anche se non mancano momenti particolarmente riusciti, a partire proprio dalla ouverture. Questa è divisa in due sezioni, una più breve in forma sonata che richiama atmosfere quasi fiabesche e una più elaborata con intervento del coro (“Salve! Sainte Marie”). Non mancano nel corso dell’opera altri momenti particolarmente riusciti, come ad esempio le arie della protagonista, in particolare quella del secondo atto (“Ombre légère”). Si tratta di una tipica scena della follia con tanto di accompagnamento di flauto (molto usato da Meyerbeer nelle arie virtuosistiche), complessivamente molto suggestiva. Vanno anche ricordate le arie per tenore e baritono, i cori dei cacciatori, la grande scena di tempesta che conclude il secondo atto e il finale dell’opera con la ripresa dell’invocazione alla “Sainte Marie”. È da notare poi come le molte sezioni originariamente parlate siano state sostituite dallo stesso compositore con dei recitativi.

NOTE POCO NOTE 7

MONIUSZKO, Stanislaw (1819 – 1872)

È il compositore polacco più importante della sua epoca, escludendo ovviamente Chopin. Nonostante sia ritenuto il padre dell’opera polacca, la sua numerosa produzione è purtroppo quasi sconosciuta al di fuori dei confini nazionali.

 

HALKA

Orchestra del Teatro Wielki – Robert Satanowski [https://www.youtube.com/watch?v=-7c25rfglY0]

L’opera di Moniuszko forse più nota al di fuori della Polonia è Halka, che è anche la prima a presentare elementi presi dal folklore locale quali mazurke, polacche e via dicendo. La vicenda è assai attuale, e per l’epoca molto coraggiosa: una contadina viene sedotta dal signorotto locale e poi abbandonata, ma lei continua a credere in un amore impossibile finché la cerimonia delle nozze di lui con una nobile la riporta alla realtà: davanti all’evidenza, Halka si toglie la vita gettandosi nel fiume. Strutturata in forme chiuse, l’opera è introdotta da una splendida ouverture, basata su una strana frase, quasi una domanda, che verrà ripresa varie volte nel corso dell’opera e che è associata alla protagonista. Il primo atto si apre con una polacca, alla quale seguono un concitato terzetto, l’aria del signorotto Janusz e la canzone di Halka (quest’ultima è una sorta di mesta ballata), ed è chiuso da un’energica mazurka. Il secondo atto è principalmente dedicato al duetto tra Halka e Jontek, il contadino innamorato di lei ma non ricambiato, mentre nel terzo si entra in un’atmosfera più contadina e pastorale, resa da una serie di cori e di danze molto efficaci. L’ultimo atto è il più intenso e drammatico, e si conclude con la lunga aria di Halka che precede il suo suicidio e con la ripresa delle feste nuziali dei nobili indifferenti.

 

IL MANIERO MALEDETTO

(Straszny Dwòr) Orchestra del Teatro Wielki – Jacek Kaspszyk [https://www.youtube.com/watch?v=K6LX-r4lzkg]

 Il maniero maledetto è considerato il capolavoro di Moniuszko, e in effetti è un’opera sorprendentemente ricca di idee felicissime. Il soggetto in questo caso è comico, con un intreccio che gira su due fratelli che giurano di restare celibi e un maniero infestato da fantasmi, in realtà fasulli. La musica è brillante, spesso paragonata ad un altro capolavoro, La sposa venduta di Smetana. Dopo un breve preludio il primo atto si apre con i canti dei militari, che culminano con il giuramento di celibato dei due fratelli (“Vivat! Semper wolny stan!”). Si prosegue con un vivace terzetto e con l’arioso della “zia” (Contralto), altro momento memorabile, fino al concitato finale. Il secondo atto vede protagoniste le due fanciulle che inevitabilmente alla fine sposeranno i due fratelli. Anche in questo caso l’elenco di numeri notevoli è lungo, tra cori, arie, duetti e concertati vari, tutti brillanti e ben dosati. Il terzo atto è quello “dei fantasmi”, dove spicca l’aria “dell’orologio”, caratterizzata da una sorta di carillon spettrale. Nell’ultimo atto oltre alla scena di Hanna (soprano) va segnalata la grande Mazurka che apre l’ultima scena, spesso posticipata e usata come vero e proprio finale. Nella versione originale l’opera in realtà si conclude col ritorno del tema del giuramento di celibato, questa volta ovviamente espresso in senso ironico.

 PARIA

Orchestra dell’opera Pozna´n – Gabriel Chmura [https://www.youtube.com/watch?v=VoM1_z5rQd4&list=OLAK5uy_mltDhxZFJ8loFreKwmjik4Kt1G-oz5IB0]

HRABINA

Orchestra Nazionale Polacca – Fabio Biondi [https://www.youtube.com/watch?v=jIxxbLNRmnc&t=916s]

Paria e Hrabina sono altre due opere di Moniuszko, drammatica la prima e comica la seconda, delle quali esistono registrazioni accessibili. In particolare, di Paria (opera in un prologo e tre atti), esiste una versione italiana che ne facilita non poco la comprensione.

Di Hrabina (La contessa) esiste anche una versione in forma di concerto con sottotitoli in inglese, che consente di apprezzare perfettamente l’intera opera. La partitura brillante è in effetti una via di mezzo tra un’opera buffa e un’operetta, e si dispiega veloce tra polacche, danze, arie, cori e concertati vari.

Tiziano Virgili

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Tiziano Virgili

REVIEWER

Physicist, professor at Salerno’s University. Opera fan for more than fifty years, with special interest for Russian, Czech, and in general less performed operas. Strongly believes that Great Art doesn’t need updates, and that operas work perfectly just as they were originally conceived.

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