Les Troyens. Opera in cinque atti di Hector Berlioz (1803 – 1869). Libretto di Hector Berlioz tratto dall’Eneide di Virgilio. Prima rappresentazione a Parigi, Théâtre Lyrique, 4 novembre 1863. 2012: Royal Opera Chorus & Orchestra, Pappano, Hymel, Westbroek, Antonacci, Lloyd.
NOTE POCO NOTE 3
BERLIOZ, Hector (1803 – 1869)
Sebbene sia considerato uno dei maggiori compositori francesi, le composizioni di Berlioz che vengono di solito proposte al pubblico sono relativamente poche. Tra i molti capolavori da recuperare, vanno almeno ricordate oltre alla monumentale opera Les Troyens, il Benvenuto Cellini, la cantata La morte di Cleopatra e la Grande sinfonia funebre e trionfale.
LA MORTE DI CLEOPATRA
Orchestra Filarmonica Ceca – Christoph Eschembach – Dunja Vejszo [https://www.youtube.com/watch?v=Tz1h0OduOtw ]
La cantata La morte di Cleopatra scritta da Berlioz per il Grand Prix di Roma è uno dei brani più “forti” che abbia mai sentito. La prima parte è ottima, ma a tratti convenzionale. Quello che sorprende è la seconda parte con la descrizione quasi iperrealistica dell’agonia e della morte della regina. Due note accompagnano il canto fievole, due note che descrivono il battere del cuore che rallenta sempre di più, fino agli spasmi finali. Le ultime battute, che si chiudono con una sorta di rantolo, sono davvero da brividi.
BENVENUTO CELLINI
Royal Opera House Covent Garden – Colin Davis
[https://www.youtube.com/watch?v=jX-TmMo6TX0]
Il Benvenuto Cellini è opera che meriterebbe maggiore attenzione. Oltre all’Ouverture relativamente nota, contiene il famoso “carnevale romano”, ossia un intermezzo sinfonico tratto dalla scena del carnevale del secondo atto. L’intera opera però abbonda di sequenze notevoli, come la dinamica conclusione del secondo atto (il cui tema principale è stato peraltro usato da Berlioz nell’ambito della musica sacra!), l’aria del protagonista, la scena della forgiatura della statua e via dicendo.
LES TROYENS
Royal Opera House Covent Garden – Colin Davis
[https://www.youtube.com/watch?v=-fuzTVlb8qE]
Les Troyens è senz’altro la più ambiziosa delle composizioni di Berlioz, ed anche una delle opere più lunghe mai scritte (circa quattro ore!). Non fu mai rappresentata in forma completa mentre l’autore era in vita e con ogni probabilità è per questo motivo che manca di una ouverture vera e propria. Berlioz ne scrisse infatti una per la seconda parte intitolata “I troiani a Cartagine” (corrispondente agli atti terzo, quarto e quinto). L’opera abbonda di numeri splendidi, dall’ingresso del cavallo che caratterizza la monumentale conclusione del primo atto, alla caduta di Troia descritta nell’impressionante finale del secondo atto, e ancora dal duetto Didone–Enea, al suicidio di Didone… Numerosi poi sono le parti puramente orchestrali, tra balletti (notevole la breve danza delle schiave nubiane), pantomime, etc. La più celebre (e a ragione) è la pantomima “Caccia reale e uragano”, un vero e proprio poema sinfonico, un affresco veramente grandioso. Tra i pochi temi ricorrenti vanno ricordati la “marcia troiana” utilizzata negli imponenti finali del primo e dell’ultimo atto, e il memorabile “inno a Didone”.
BERLIOZ La mort de Cléopâtre | G.Jones, RAI Roma, T.Schippers | 1972
BIZET, Georges (1838 – 1875)
Il nome di Bizet resta indissolubilmente legato a quello della Carmen, una delle opere più rappresentate al mondo, tuttavia, non sono poche le sue composizioni oggi raramente eseguite e in genere poco conosciute.
LA JOLIE FILLE DE PERTH
Orchestra Nouvelle Philarmonique – Georges Prětre [https://www.youtube.com/watch?v=leoW1iy_dSw&t=5457s]
Ancora poco rappresentata è La jolie fille de Perth, opera semiseria, che alterna momenti drammatici e leggeri. Musicalmente Bizet utilizza come nella Carmen il dialogo parlato al posto del recitativo. L’opera ha i suoi momenti validi, anche se forse non sempre all’altezza della fama dell’autore. Tra le invenzioni più felici impossibile non ricordare la scena col minuetto, poi riproposta nella Suite n. 2 dall’Arlesiana.
BORODIN Aleksandr (1833 – 1887)
Un chimico professionista, che si dedicava alla musica nei ritagli di tempo. Un “dilettante”, dunque, che in realtà conosceva la musica molto meglio di gran parte di musicisti “professionisti”, a ricordarci che in fondo i titoli accademici contano fino ad un certo punto. Di lui sono ben note soprattutto le danze polovesiane dall’opera incompiuta “Il Principe Igor”. Sono capolavori però anche i due quartetti per archi (in particolare il N. 2), le sinfonie, il poema sinfonico “Nelle steppe dell’Asia centrale” e altre composizioni da camera.
IL PRINCIPE IGOR
Kirov Chorus and Orchestra – Valery Gergiev [https://www.youtube.com/watch?v=prmcsV8Oc8Q]
Nonostante la notorietà delle danze polovesiane, l’opera completa Il Principe Igor è assai raramente rappresentata al di fuori della Russia, e in quei pochi casi con tagli enormi. La versione più completa è forse quella presentata nel 1995 al Kirov (circa 3 ore e mezza), che integra più o meno tutti i numeri noti, inclusi alcuni (in particolare nel terzo atto) attribuiti al compositore russo Glazunov. In effetti la stessa splendida Ouverture è considerata opera di Glazunov, e come tale spesso soppressa o abbreviata. Un peccato mortale, musicalmente parlando, anche considerando il fatto che Glazunov ha sempre sostenuto di averla ricostruita a memoria sulla versione originale di Borodin eseguita da lui stesso al piano. Altro taglio notevole comprende l’intero terzo atto, che non solo elimina l’ottima musica contenuta, ma compromette del tutto la comprensione della storia. Innumerevoli poi sono i tagli di scene “minori”, come quelle relative ai due giocatori Skula ed Eroška. È da notare come nella versione diretta da Gergiev i primi due atti sono scambiati di posto, secondo una logica musicale non del tutto insensata (l’alternanza di atti “russi” e atti “polovesiani”). Viene evitato inoltre il finale prodotto da Glazunov e Rimsky-Korsakov, e ripreso invece quello del lungo prologo. Altra versione notevole e completa è quella diretta da Tchakarov.
BRAGA Francisco (1868 – 1945)
Compositore brasiliano tra i più importanti, praticamente sconosciuto come gran parte dei compositori sudamericani, autore tra l’altro dell’inno ufficiale del Brasile. La sua opera Jupyra è un vero capolavoro e meriterebbe ben altra visibilità.
JUPYRA
Orchestra di São Paulo – John Neschling
[https://www.youtube.com/watch?v=pXJl-yxg40w]
Un vero capolavoro nascosto questa rarissima opera dal Brasile, un atto unico sintetico che presenta una vicenda dalle caratteristiche universali. L’indigena Jupyra ama il bel Carlito, il quale in realtà la disdegna per la più elegante Rosalia. Una volta scoperto il tradimento, l’amore della protagonista si trasformerà in odio profondo con conseguenze drammatiche per tutti. La grande maestria di Braga è evidente già dalle prime note, affidate ad un coro interno che intona un tema che ritornerà più volte nel corso dell’opera. Il meraviglioso preludio orchestrale che segue presenta un tema splendido (dolcissimo) che, pur non essendo tratto dal folklore brasiliano, ne trasmette tutte le suggestioni. Difficile citare qui tutti gli episodi di felicissima ispirazione, dalla prima aria di Jupyra (“Migrante, morente…”) al suo duetto con Carlito, e ancora al duetto tra i due soprano (“Chi salvar potrà Carlito…”), fino al drammatico finale con la ripresa del tema del preludio. Segnalo anche che la versione attualmente disponibile (prima registrazione mondiale) è cantata in italiano, con eccellenti interpreti.
BRAUNFELS Walter (1882 – 1954)
Compositore tedesco di origini ebree che, come tale, fu osteggiato dal regime, nonostante i successi di alcune delle sue numerose composizioni. Di stile tardo-romantico, è stato in seguito avversato anche dalla critica più moderna, che vedeva in lui un retrogrado poco interessante. In definitiva un compositore completamente oscurato, che andrebbe rivalutato e soprattutto eseguito molto più spesso. Tra le sue opere spicca senz’altro Gli Uccelli, tratto da una commedia di Aristofane.
DIE VÖGEL (Gli uccelli)
Los Angeles Opera Orchestra – James Conlon
[https://www.youtube.com/watch?v=3ZLkbObwz7A&list=OLAK5uy_k6FRXzFFI8zEsAX8kjQOJkPI662V6IECQ]
Forse il lavoro più noto di Braunfels è l’opera in due atti Die Vögel su libretto del compositore, adattato dalla omonima commedia di Aristofane. L’utopia della ribellione del regno degli uccelli contro gli umani, rivolta che finirà soffocata da Zeus, ha di certo grande impatto simbolico ancora oggi. Dal punto di vista musicale, l’opera è strutturata in forma wagneriana, sia nell’uso continuo di leitmotiv che nella relazione voce-orchestra. In realtà, a ben vedere siamo di fronte ad un vero compendio della musica tedesca, che spazia da Mozart a Richard Strauss (nel bellissimo monologo di Prometeo). Nel corso dell’opera infatti sono diversi gli stili “imitati”, o per meglio dire che vengono richiamati a seconda della situazione drammatica, passando dal classicismo mozartiano al tardo-romanticismo straussiano. Particolarmente riuscito è il preludio con l’intervento dell’usignolo (soprano), il cui tema apre e chiude simmetricamente l’opera. Da ricordare anche il monologo dell’upupa, del già citato Prometeo, i vari intermezzi e le danze degli uccelli nelle scene del matrimonio.