MEFISTOFELE – Teatro dell’Opera di Roma

Mefistofele

Dal 27 Novembre al 5 Dicembre, il Teatro dell’Opera di Roma presenta Mefistofele di Arrigo Boito

direttore Michele Mariotti, regia di Simon Stone, Mefistofele (Basso) John Relyea, Faust (Tenore) Joshua Guerrero, Margherita / Elena (Soprano) Maria Agresta, Marta / Pantalis (Contralto) Sofia Koberidze, Wagner (Tenore) Marco Miglietta, Nereo (Tenore) Yoosang Yoon,

Musica: 4,5
Regia: 2,5

Il Teatro dell’Opera di Roma inaugura la nuova stagione con Mefistofele, opera dalla genesi molto elaborata che, seppure nella versione definitiva continui ad essere proposta con una certa regolarità, risulta complessivamente ancora poco nota e rappresentata. Non c’è dubbio, infatti, che Arrigo Boito sia generalmente più apprezzato per i suoi straordinari libretti che per le sue composizioni musicali. Eppure, in Mefistofele non mancano certo le invenzioni melodiche, le grandi scene corali o le arie memorabili, che spesso contribuiscono in misura determinante alla popolarità di un’opera. E’ dunque forse il grande impegno richiesto, sia in termini scenici che musicali, e la sua stessa complessità che hanno determinato la minore presenza del titolo nei teatri. Per questo non possiamo non apprezzare la scelta particolare del teatro romano.

Il compito di organizzare e dirigere la complessa partitura è stato affidato al Maestro Michele Mariotti, che ha svolto il suo compito in modo eccellente. L’orchestra si è imposta fin dalle prime note del preludio come motore trainante del discorso musicale, a tratti dirompente in tutta la sua potenza, come nel prologo o nel grandioso finale. Il direttore ha avvolto le linee di canto bilanciando al meglio il rapporto tra voci e orchestra, anche in contesti di volumi sonori molto elevati. L’interpretazione è risultata nel complesso memorabile anche grazie all’ottima scelta dei tempi, all’attenzione per i contrasti dinamici e alla chiarezza delle esecuzioni di tutte le sezioni orchestrali.

Mefistofele
Mefistofele. Atto Primo, la domenica di Pasqua. photo: Fabrizio Sansoni-Opera di Roma 2023_1457

All’imponente organico orchestrale ha fatto degno supporto il sempre ottimo coro guidato da Ciro Visco, affiancato nel maestoso prologo anche dal pregevole coro di voci bianche dell’Opera di Roma, il cui intervento se pure breve non ha mancato di lasciare il segno.

John Relyea ha presentato un Mefistofele complessivamente più umano che diabolico, evitando saggiamente una recitazione eccessiva (cosa tutt’altro che infrequente per questo ruolo). Il basso dotato di voce potente e morbida, efficacissimo nei declamati, ha reso al meglio la sua celebre aria “Son lo spirito che nega”.

Joshua Guerrero ha interpretato il personaggio di Faust in modo convincente, se pure con qualche occasionale incertezza nella tenuta delle note più acute. Il giovane tenore messicano-statunitense ha complessivamente fornito un’ottima prestazione, sia nei momenti più riflessivi (“Dai campi, dai prati”) che in quelli più drammatici e intensi.

Maria Agresta ha ricoperto il doppio ruolo di Margherita e di Elena, personaggi spesso affidati a interpreti distinte. Il soprano si è dimostrato perfettamente a proprio agio sia come interprete drammatico di Margherita (offrendo un’ottima prova particolarmente nella sua aria più celebre “L’altra notte in fondo al mare”, accolta con un applauso a scena aperta), che in quello di Elena. Molto convincenti anche i suoi duetti con Faust, in entrambi i ruoli.

Complessivamente ottime le prove degli altri interpreti, il contralto georgiano Sofia Koberidze e i tenori Marco Miglietta e Yoosang Yoon.

Mefistofele
Mefistofele. Atto Secondo, il giardino, ph Fabrizio Sansoni-Opera di Roma

La regia dello spettacolo è stata affidata a Simon Stone, coadiuvato da Mel Page (scene e costumi) e James Farncombe (luci). Il regista australiano, noto per le sue “riletture provocatorie”, ha proposto una messa in scena che ha suscitato più di una perplessità. L’impressione generale è che Stone abbia voluto “alleggerire l’atmosfera”, inserendo elementi dissonanti che nella maggior parte dei casi risultavano semplicemente fuori posto. Il primo quadro (“Prologo in Cielo”) si presentava come completamente bianco, con i coristi disposti ordinatamente su diverse file, vestiti pure di bianco. Al centro troneggiava una scala a chiocciola, utilizzata da Mefistofele per il suo ingresso in scena (forse l’ascensore era momentaneamente fuori servizio!). Se questo ricorso al bianco poteva avere un senso nella scena in cielo, risultava quanto meno fuori posto nel primo atto, dove similmente costumi, fondale ed elementi scenici (una giostrina e alcuni chioschi) erano tutti completamente bianchi. Anche lo studio di Faust risultava bianco, con le pareti riempite da una serie di “foto-radiografie” di animali decisamente più adatte ad un veterinario che ad un medico! Il giardino del secondo atto era in compenso sostituito da una piscina di palline colorate, nella quale i personaggi si tuffavano sparendo dalla vista.

Mefistofele
Mefistofele. John Relyea (Mefistofele), Joshua Guerrero (Faust). ph Fabrizio Sansoni-Opera di Roma

Il bianco totale ritornava nel quadro della “notte del sabba”, qui in tutta evidenza ancor più fuori luogo. Il coro rimaneva sorprendentemente immobile per l’intera scena, dove non vi era traccia delle danze previste (nonostante la presenza di un certo numero di ballerini). Molto meglio si presentava il quarto atto (“notte del sabba classico”) dove un colonnato rimandava al mondo dell’antica Grecia. Anche in questo caso, tuttavia, l’episodio di danza è stato inspiegabilmente omesso, mentre i ballerini/figuranti sono entrati in scena durante il racconto di Elena (relativo alla caduta di Troia) solo per illustrare banalmente una generica azione militare. Tinta di bianco era anche la scena finale, ambientata in una sorta di casa di riposo per anziani, dove ritroviamo un Faust in carrozzina, invecchiato e probabilmente anche “poco lucido”. L’elenco completo delle trovate infelici che hanno caratterizzato questa messa in scena in effetti sarebbe lungo, volendo però cercare elementi positivi, possiamo senz’altro notare come il regista non abbia cercato di stravolgere completamente il senso della storia, e come la recitazione dei diversi personaggi non sia stata eccessivamente caricata. Altro elemento a nostro avviso positivo è stato il fatto che i preludi orchestrali sono stati eseguiti a sipario chiuso e non disturbati da inutili per non dire fastidiose pantomime.

Alla fine della serata il pubblico ha tributato grandi e sinceri applausi a tutti gli interpreti, al coro e al direttore Mariotti. Un calore speciale hanno poi meritato le giovanissime voci bianche dell’Opera di Roma.

Tiziano Virgili

La recensione si riferisce alla rappresentazione del 2/12/2023.
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Tiziano Virgili

REVIEWER

Physicist, professor at Salerno’s University. Opera fan for more than fifty years, with special interest for Russian, Czech, and in general less performed operas. Strongly believes that Great Art doesn’t need updates, and that operas work perfectly just as they were originally conceived.

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Hilaire De Slagmeulder.
Hilaire De Slagmeulder.
11 mesi fa

È sempre una tortura vedere un capolavoro assoluto distrutto dalle infelici iniziative di una messinscena, decori, costumi, di chi vuole assolutamente dare la propria visione di un’opera. Anche se, come in questo caso, il compositore e il librettista sono una sola e unica persona, e in più, nessun altro che il re dei librettisti ARRIGO BOITO. Nel libretto del suo Mefistofele – come d’altronde in ogni altro suo libretto – tutte le indicazioni sceniche sono menzionati con mano di maestro assoluto Sarebbe stato troppo semplice seguire le indicazioni del librettista-compositore. L’opera è complessa ma ciò non l’ha impedito di essere… Leggi il resto »

Olivier Keegel
Admin
11 mesi fa

John Relyea. Photo by Shirley Suarez

John Relyea. Photo by Shirley Suarez.