FEDORA
di Umberto Giordano
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Piacenza Teatro Municipale – 6 e 8 ottobre 2023 – Diretta streaming 8 ottobre
La principessa Fedora Romazov Teresa Romano; La Contessa Olga Sukarev Yuliya Tkachenko; Il Conte Loris Ipanov Luciano Ganci; DeSiriex Simone Piazzola; Dimitri Vittoria Vimercati; Un piccolo savoiardo Isabella Gilli; Desiré Paolo Lardizzone; Il Barone Rouvel Saverio Pugliese; Cirillo William Corro’; Borov Gianluca Failla; Gretch Viktor Shevchenko; Lorek Valentino Salvini; Nicola Neven Stipanov; Sergio Lorenzo Sivelli; Michele Giovanni Dragano; Boleslao Lazinski Ivan Maliboshka
Orchestra Filarmonica Italiana; Coro del Teatro Municipale di Piacenza; Direttore Aldo Sisillo; Maestro del Coro Corrado Casati; Regia scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Succede raramente, soprattutto negli ultimi anni, di uscire da un teatro d’opera, alla fine di uno spettacolo, portando con sé il ricordo di tanta bellezza e di tanta emozione come è capitato a noi dopo avere assistito alla prima rappresentazione di Fedora al Teatro Comunale di Piacenza (dopo che avevamo avuto la fortuna di poter anche pregustare lo spettacolo alla prova generale).
Una Fedora che possiamo solo definire “sontuosa”, sotto ogni punto di vista, dalla eccellente prestazione dei cantanti (e dei due protagonisti in particolare) alla più che valida esecuzione musicale, il tutto valorizzato ancora maggiormente dalla bellissima cornice della regia/scenografia creata da sempre grande Pier Luigi Pizzi.
E speriamo che non ce ne vogliano gli artisti se scegliamo iniziare proprio a parlare di questa cornice, così – tutto sommato – semplice, ma forse così inaspettata, di questi tempi, nella sua assoluta fedeltà al testo, e nello stesso tempo così ricca di tocchi personali, dal quadro di Kandinski alla costante profusione di fiori – così spesso nominati nel libretto di Colautti – al “suggerimento” russo dei samovar, fino a un dettaglio che, personalmente, abbiamo trovato suggestivo in modo tutto speciale. Dobbiamo premettere che la scenografia si avvale, oltre a quelli citati, di pochissimi, semplici elementi: alcuni divani, tavoli, poltroncine di vimini nel terzo atto. Ma affascina l’effetto creato dal sapiente utilizzo delle tecniche più avanzate, con le bellissime proiezioni che creano sfondi tanto accurati da apparire assolutamente “veri”. Così lo scintillante lieve movimento delle onde del lago. Ma, soprattuto (almeno per il nostro gusto…) sul finire del primo atto, il tocco, che vorrei definire di vera classe, per la suggestione di “inverno russo” che riesce a creare, della neve che inizia a cadere dietro alle finestre, mentre si perquisisce inutilmente la casa di Loris.
Il tutto, spesso corredato, vorrei dire incorniciato, da poche stoffe, pochi tendaggi, fissi o mobili, a volte pesanti, a volte fluttuanti, che creano spazi e soprattutto atmosfere.
In questa cornice, non c’è da stupirsi se i cantanti possono apparire doppiamente stimolati a dare meglio di sé. Entrambi i protagonisti, Teresa Romano e Luciano Ganci, debuttavano nei rispettivi ruoli, anche se il tenore era già stato Loris, due anni fa, in una recita in forma di concerto nella prestigiosa sala del Concertgebouw di Amsterdam (recita a suo tempo recensita dal nostro Direttore).
Entrambi hanno offerto una prova, a nostro giudizio, superlativa. Teresa Romano è un mezzosoprano “vero”, dalla voce del giusto peso e colore nei centri e nelle note gravi, ma capace di salire con facilità, autorità e bellissimo suono a quelle più acute della partitura. Luciano Ganci si dimostra sempre più un artista nella pienezza della sua maturità tecnica. La naturale bellezza del timbro, unita alla sicura padronanza dello strumento, gli consentono di affrontare con ricchezza di colori e splendidi acuti, un repertorio ormai assai vasto, che spazia da Verdi al Verismo (permettendosi anche qualche incursione nel primo Ottocento).
Per entrambi i protagonisti, tuttavia, oltre all’apprezzamento per la parte vocale della loro prestazione, non possiamo fare a meno di segnalare anche la potenza drammatica della loro interpretazione. Se non fosse bastata l’emozione che ci hanno fatto provare in teatro, la diretta streaming, realizzata con riprese eccellenti, ravvicinate, ma senza eccessi, proprio al punto giusto per mettere in evidenza l’espressività dei volti e dei gesti, ci ha dato momenti davvero di grande teatro, con due cantanti-attori che si rivelano (del resto, non per la prima volta…) di rara capacità anche in scena.
Fedora è un’opera in cui i due protagonisti occupano la scena, almeno per due atti, pressoché totalmente. Tuttavia Yuliya Tkachenko ha saputo farsi notare con una Olga dalla presenza scenica adeguata, maliziosa e volubile al punto giusto ,e dalla voce fresca e gradevole. Un punto in meno assegneremo al De Siriex di Simone Piazzola. Baritono dalla voce sempre bella e importante, Piazzola ci è apparso un po’ rigido, un po’ estraneo al ruolo del parigino spumeggiante come il “vino della Vedova Cliquot”. E’ doveroso tuttavia riconoscere che, leggermente menomato alla prima da un’indisposizione, ha dato, nella sua impegnativa “Donna russa”, un saggio di come con la tecnica e la professionalità si può portare egregiamente a termine il proprio compito, anche in non perfette condizioni fisiche.
L’opera offre ancora meno occasioni di mettersi in evidenza agli altri artisti coinvolti. Segnaliamo, però, almeno l’ottimo racconto del cocchiere Cirillo da parte del baritono William Corrò, il Dimitri adeguatamente spaventato e intimidito di Vittoria Vimercati, il severo Gretch di Viktor Shevchenko, oltre all’ottimo pianista Ivan Maliboshka, “nipote e successore di Chopin”. Ma è doveroso riconoscere che tutti hanno contribuito con professionalità e disinvoltura a far funzionare alla perfezione lo spettacolo. Come pure il coro, non molto impegnato nell’opera, ma correttissimo sotto la direzione come sempre impeccabile del Maestro Corrado Casati. Come già accennato, valida e suggestiva al punto giusto, in modo tutto particolare nell’Intermezzo, la direzione di Aldo Sisillo alla testa dell’Orchestra Filarmonica Italiana.
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