Stiffelio. Riassumendo, un’opera più che degna di stare a buon diritto nel grande repertorio, una bella esecuzione musicale, una messa in scena adeguata e sobriamente suggestiva, il tutto coronato da un cast che ha meritato pienamente l’entusiastica approvazione del pubblico. Possiamo chiedere di più?
Insomma, un concerto senza grandi momenti di pathos, un programma senza sorprese, complessivamente piatto e banale. Peccato, un’occasione mancata. Puccini meritava di meglio.
Il pubblico nuovo avrebbe diritto a vedere l’opera per quello che è, sia pure con occhio diverso, con un’estetica moderna, aggiornata, che utilizza i progressi della tecnologia e dell’illuminotecnica. Però senza inutili stravaganze. Si è visto persino don José ucciso da Carmen. Inammissibili forzature drammaturgiche.
Insomma, lo spettacolo per lo spettacolo.
Insomma, lo spettacolo per lo spettacolo.
Il cosiddetto “teatro di regia” sta rapidamente riducendo nel pubblico la conoscenza delle opere come sono state scritte e concepite dagli autori, racconta storie diverse, insinua, o, peggio, spesso impone, significati astrusi e lontanissimi dagli intenti degli autori.
La nostra personale opinione (per quel poco che può valere) è che, in un certo senso, le grandi “regie d’autore”, i pregevolissimi lavori degli Zeffirelli, dei Visconti, degli Strehler, abbiano, involontariamente, aperto uno spiraglio in cui si sono insinuati degli epigoni astuti, che, a poco a poco, si sono fatti largo fino a condurci alla disastrosa situazione attuale.