STIFFELIO
in Verona
Stiffelio, dramma lirico in tre atti di Giuseppe Verdi. Libretto di Francesco Maria Piave da Le pasteur, ou L’évangile et le foyer di Emile Souvestre e Eugène Bourgeois (Parigi 1849). Prima rappresentazione Trieste, Teatro Grande, 16 novembre 1850. Vverona, Teatro Filarmonico – spettacolo del 31 ottobre 2024.
Direttore: Leonardo Sini
Regia: Guy Montavon
Stiffelio Luciano Ganci
Lina Caterina Marchesini
Stankar Vladimir Stoyanov
Raffaele Carlo Raffaelli
Jorg Gabriele Sagona
Federico Francesco Pittari
Dorotea Sara Rossini
Orchestra e coro della Fondazione Arena di Verona
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Musica *****
Regia *****
Stiffelio
Stiffelio, rappresentata per la prima volta esattamente 174 anni fa, nel novembre 1850, è la sedicesima opera scritta da Giuseppe Verdi, è si colloca immediatamente prima da quella che è considerata la “grande Trilogia”, Rigoletto, Il trovatore. La traviata, scritta nei tre anni seguenti. Può essere quindi considerata un’opera alle soglie della sua completa maturità a livello musicale e teatrale, e cioè, nel complesso, della sua maturità artistica. Difficilmente, quindi si può far rientrare nel novero delle “opere giovanili”. Tuttavia Stiffelio è un’opera che per lungo tempo è stata addirittura poco meno che dimenticata, ed anche oggi viene raramente rappresentata, quasi come se fosse considerata un’opera “minore” . Mentre altre opere che avevano subito una analoga sorte, a cominciare da Macbeth o Ernani, hanno goduto già nel secolo scorso di una meritatissima rivalutazione e sono entrate a pieno diritto a fare parte del grande repertorio, Stiffelio rimane ancora ai margini, poco conosciuta dal grande pubblico e colpevolmente ignorata, o quasi, dai teatri. E’ stata perciò una scelta quanto mai opportuna quella della Fondazione Arena di Verona, di presentare per la prima volta assoluta al pubblico del bellissimo Teatro Filarmonico un’opera che, come abbiamo potuto constatare di persona lo scorso 31 ottobre, ha sorpreso e conquistato il pubblico, per una buona parte del quale costituiva una novità.
Una modernità quasi sconvolgente
Opera “borghese”, di ambiente pressoché contemporaneo all’epoca della sua prima rappresentazione (e quindi, come Traviata, oggetto di critiche ed anche di scandalo), opera che non ha nulla di eroico, ma che è densa di sentimenti, che indaga ciò che, come dice lo stesso protagonista, “occulto sta nell’anime”. Stiffelio è un pastore protestante che, al ritorno da un viaggio, indubbiamente legato al suo ministero, scopre che la moglie, da lui profondamente amata (prova ne è che uno dei suoi seguaci più zelanti teme che l’amore lo distragga dalla sua missione) lo ha tradito con un bellimbusto locale. Si apre per Stiffelio il dramma di coscienza che è il perno attorno a cui ruota il dramma: lui che ha sempre predicato con estrema convinzione la fratellanza e il perdono, si trova ora dominato dal desiderio di vendetta. Dilemma, come si vede, estremamente riconoscibile anche nella società attuale, e che nel mondo dell’opera (e nella sua epoca, e anche assai dopo) veniva di solito sbrigativamente risolto al delitto “d’onore”. Invece, ed è importante sottolinearlo, l’eventuale vendetta di Stiffelio si rivolgerebbe, se mai, contro il rivale, non contro la donna, alla quale, con un tratto di una modernità quasi sconvolgete, offre invece la libertà, col divorzio. Stiffelio è chiamato a testimoniare la sua fede, benché sia consapevole che è più facile predicare il perdono che concederlo ( “Il perdono è facile a un cuore non ferito”). La sua coerenza, la sua fedeltà ai suoi stessi insegnamenti, trionferanno nella catarsi finale. La donna, tormentata dai rimorsi, sarà perdonata.
Per noi – ricordando la stessa opera, rappresentata in anni recenti al Teatro Farnese di Parma, orrendamente stuprata (a nostro parere) dal defunto Graham Vick, che aveva fatto di Stiffelio una specie di volgare e ambizioso predicatore televisivo, stravolgendo del tutto la storia e approfittando dell’occasione per mettere in scena una stucchevole propaganda “gender”, del tutto fuori luogo – lo spettacolo del Teatro Filarmonico è stato una boccata d’aria fresca. Costumi adeguati, una scena austera e spoglia, ma efficace, una validissima esecuzione musicale dell’orchestra e del coro sotto la guida attenta del giovane maestro concertatore Leonardo Sini, e dell’esperienza del maestro Roberto Gabbiani alla guida del Coro (fra i protagonisti dell’opera, come spesso nel primo Verdi), hanno reso profondamente godibile lo spettacolo. Ma il fiore all’occhiello, il plus che il pubblico ha mostrato di apprezzare nel suo giusto valore, è stato un cast di eccellenti (e crediamo di poter dire, almeno per quanto riguarda i due protagonisti maschili “grandi”) artisti e di giovani di sicuro avvenire.
Nel ruolo del titolo, Luciano Ganci – prossimamente alla Scala con lo spettacolo inaugurale – in alternanza, secondo il cartellone con Jonas Kaufmann (che Ganci ha già sostituito più volte, in alcuni casi di indisponibilità, a Vienna ed a Monaco) ha dimostrato di avere raggiunto una maturità tecnica ed artistica che lo rendono, assieme al fascino del timbro, un interprete verdiano ideale. Accanto a lui, Vladimir Stoyanov nel ruolo di Stankar ha confermato la morbidezza della voce e l’eleganza del fraseggio che lo contraddistinguono da sempre, senza tuttavia mancare all’appuntamento dell’acuto nel momento più rabbioso della cabaletta. Del giovane soprano Caterina Marchesini, voce fresca, gradevole, capace di belle agilità di stampo donizettiano presenti nella sua parte, possiamo dire che avrà solo bisogno di maggiore esperienza e di una autorevolezza più decisa per mantenere le attuali promesse e dominare in futuro questo repertorio. Ottimi tutti gli artisti impegnati nelle altre parti.
Riassumendo, un’opera più che degna di stare a buon diritto nel grande repertorio, una bella esecuzione musicale, una messa in scena adeguata e sobriamente suggestiva, il tutto coronato da un cast che ha meritato pienamente l’entusiastica approvazione del pubblico. Possiamo chiedere di più?
Bellissima recensione! Si spera di vedere questa messa in scena di Stiffelio anche a Roma.