PIER LUIGI PIZZI: “CHE L’OPERA SIA L’OPERA, E NON UNA STRAVAGANZA”

INTERVISTA A PIER LUIGI PIZZI

“CHE L’OPERA SIA L’OPERA, E NON UNA STRAVAGANZA”

Esperienze

Dopo due casuali, piacevolissimi, ma fugaci incontri nei corridoi e all’uscita degli artisti del Teatro Municipale di Piacenza, eccoci finalmente all’appuntamento per questa intervista con il Maestro Pier Luigi Pizzi. Gentile, dinamico, con l’aspetto e la verve di un “giovanotto” di settant’anni ben portati (ma ne ha, incredibilmente 93), il Maestro ci ha accolti nel suo camerino al Teatro Regio di Parma e ci ha parlato a lungo del suo lavoro rispondendo, sostanzialmente, ad una sola, ma fondamentale domanda:

Opera Gazet: Maestro Pizzi, la domanda che per me è più importante rivolgerle è questa: “Nel momento in cui lei affronta un’opera, qual è il suo approccio?” Le faccio un esempio per spiegarmi meglio. Ho letto un’intervista a un suo più giovane collega in cui questi diceva “Per me, quando mi affidano la regia di un’opera è come avere davanti una tela bianca”. Ora, a me pare che l’opera sia non una tela bianca, ma un quadro già finito. Al massimo ci si può dipingere sopra, o farne una copia…

Maestro PIER LUIGI PIZZI: Ognuno ha una sua metodologia di lavoro. Nel mestiere del teatro, da più di settant’anni, ho avuto modo di fare tutte le possibili e impossibili esperienze. Ho affrontato almeno un centinaio di titoli d’opera, per non parlare della prosa, del cinema, della televisione.

Ma limitiamoci al teatro lirico. È chiaro che mi confronto prima di tutto con la musica, per me alla base di ogni progetto… Non potrei prescindere da quello che la musica mi trasmette. Ma c’è anche il testo. I libretti sono talvolta mediocri, con qualche eccezione, però hanno una loro importanza perché se il compositore ha lavorato sulla loro base, vuol dire che ci ha creduto, e se la musica che ha immaginato su questo testo è, a volte, addirittura sublime, significa che lo ha ispirato, e quindi è doveroso tenerne conto. Personalmente – l’ho detto in varie occasioni – ho sofferto negli ultimi anni nel vedere spesso la musica ridotta al livello di una colonna sonora, magari di un film non necessariamente trascinante. Recentemente ho messo in scena L’incoronazione di Poppea al Festival Monteverdi di Cremona. A sostegno di una musica sublime, c’è addirittura il testo poetico straordinario di Busenello. Ecco, per me è uno stimolo importante disporre di un materiale così illuminante.

Pier Luigi Pizzi
Il trovatore (G. Verdi), Stage Director: Pier Luigi Pizzi.

Interpretazioni credibili

Ma è successo anche più recentemente con Fedora, un’opera composta da Giordano su un libretto non particolarmente elevato di Colautti, che alle spalle aveva però il dramma di Sardou, reso famoso dalla grande Sarah Bernhardt. Stiamo parlando di grande teatro. Non è il genere di melodramma che prediligo, ma è accattivante, costruito abilmente su un tema felice e alla fine mi ha dato la possibilità di costruirci sopra uno spettacolo che ha raccolto molti consensi e in fin dei conti mi ha permesso di guidare dei cantanti a interpretazioni intense, credibili, soprattutto per quanto riguarda la protagonista. A Teresa Romano ho dato come modello Eleonora Duse, che un po’ le somiglia e l’ho vestita come si sarebbe vestita lei. A mano a mano il personaggio ha preso forma, perché Teresa ha lavorato con pazienza, impegno e fiducia. Il pubblico l’ha capito e ha apprezzato. Questa in fin dei conti è la ragione per cui faccio teatro. Il mio impegno è soprattutto diretto al pubblico, per cui non deve essere un’esperienza artistica personale di tipo narcisistico, perché il teatro, al di là di essere un servizio sociale, è anche un appagamento per chi lo ama.

Questo, in sintesi, è la mia filosofia, il mio modo di confrontarmi con l’opera. Se non mi convince rinuncio, ma non mi metto a smontarla per spiegare che non mi piace e provo a rimontarla. Preferisco impegnarmi nelle opere in cui credo, e dove penso di poter svolgere un processo di avvicinamento al pubblico.

Pier Luigi Pizzi
FEDORA, regia di Pier Luigi Pizzi. Foto Gianni Cravedi.

Opera Gazet: Negli ultimi anni si è sempre più diffusa la prassi di modificare l’epoca in cui l’azione si svolge, ed addirittura la storia che un’opera racconta. Per esempio, ho visto un’Aida in cui Radames era un ingegnere che costruiva una raffineria nel deserto…

Maestro PIER LUIGI PIZZI: Perché?

Opera Gazet: Questa è la vera domanda... Anche perché alla fine si creavano incongruenze incredibili. Un ingegnere, o esploratore che sia, che incontra un tizio nel deserto e gli chiede: “La sacra Iside consultasti?” sconfina nel ridicolo.

Maestro PIER LUIGI PIZZI: È proprio la mancanza di senso del ridicolo che colpisce maggiormente. Perché, l’abbiamo capito, bene o male un testo esiste, e va rispettato. Il cambio di epoca non è determinante. Si può trasportare la vicenda a tempi diversi, perché no? Anche ai giorni nostri, se la vicenda lo consente. Io stesso ho fatto tra l’altro La pietra del paragone di Rossini e Il matrimonio segreto di Cimarosa, opere di due secoli fa, che però raccontano storie riferibili al nostro tempo, e anzi permettono uno sguardo diverso più vivace e credibile, più divertente e ironico.

In generale le opere buffe si prestano più di quelle serie, ma anche qui si ammettono trasposizioni. Per esempio, l’ho fatto, credo di essere stato il primo, negli anni ’70, alla Scala con I Vespri siciliani trasportando la vicenda all’epoca di Verdi. Mi disturbava che il balletto “Le quattro stagioni” fosse chiaramente di stampo romantico. Nessun rapporto col Medio Evo. Si capiva che Verdi aveva trasportato la vicenda indietro nel tempo, per raccontare un’attualità storica eludendo la censura. Oggi, però, si può liberamente interpretare il pensiero del compositore e far capire qual era la vera ragione di quest’opera. Questo spiega anche che certe vicende storiche possono adattarsi ad una sorta di aggiornamento. Meno comprensibile è fare di Attila un Saddam Hussein… l’attualità è quanto di più effimero ci sia. Quello che oggi è attuale, domani è già superato. Allora ci dovrebbe essere un aggiornamento per ogni attualizzazione.

Quindi ribadisco il concetto di rispetto e di fedeltà allo spirito dell’opera. Non si può buttare via tutto sotto pretesto di rinnovare il melodramma. Anche perché questo difficilmente accade. Queste operazioni sono state incoraggiate da una certa critica, e legittimate…

Stravaganze inutili

Il pubblico in molti casi esprime disappunto per tali proposte poco convincenti. Ma alla fine per lo più di adatta senza protestare. Qualche dissenso, gli applausi di cortesia, che io chiamo sculacciate, niente di più.  Il pubblico nuovo avrebbe diritto a vedere l’opera per quello che è, sia pure con occhio diverso, con un’estetica moderna, aggiornata, che utilizza i progressi della tecnologia e dell’illuminotecnica. Però senza inutili stravaganze. Si è visto persino don José ucciso da Carmen. Inammissibili forzature drammaturgiche.

Anche la bellezza è importante. L’altra sera, a Modena, con Fedora, la gente non finiva più di applaudire. Hanno addirittura salutato con un applauso l’apertura del sipario al terzo atto, come una volta… Adesso non si fa più. Il teatro “di regia” predilige la bruttezza. Spesso si vedono spettacoli piuttosto sciatti, con vestiti comprati al mercatino… Perché Leonora si deve trovare in una discarica quando Ines le dice “Di te la regal donna chiese”? Lei rammenta Manrico nei tornei: “M’apparve, brune le vesti ed il cimier...”. Dove siamo? Bisogna fare i conti col testo, si è già detto.

Mi dispiace.

Così, con questo “dispiacere” di un maestro che ha dedicato tutta la vita al teatro, si è conclusa la nostra intervista. Per noi, un’esperienza indimenticabile, un incontro con la Storia.

 

Marina Boagno

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Marina Boagno

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Marina Boagno acted for many years as an amateur talent scout, organizing concerts, and creating and directing events. Author of "Franco Corelli – Un uomo, una voce" (1990) and a biography of Ettore Bastianini’s, “Una Voce di Bronzo e di Velluto” (2003).

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Mauricio Fernandez
Mauricio Fernandez
6 mesi fa

Il Maestro Pizzi ha tutta la ragione del mondo, lui è uno degli ultimi che rispettano la musica e i libretti che come dice, a volte non sono dello stesso livello. Bisogna avere una cultura dietro per poter capire che la lirica certamente ha bisogno di un rinnovamento ma sempre con rispetto per I libretti e la musica ma purtroppo la maggioranza del publico oggi sono talmente ignoranti che si mangiano tutto solo perche è ‘ de’ nostri tempi’.

Andrea Aguzzoli
Andrea Aguzzoli
6 mesi fa

Ottimo . Cominciamo col termine addulcorato ” stravaganza” per arrivare ad organizzare una protesta culturale diffusa e capillare con a capi veri maestri come Lei.Ottimo . Cominciamo col termine addulcorato ” stravaganza” per arrivare ad organizzare una protesta culturale diffusa e capillare con a capi veri maestri come Lei.
Grazie
Grazie

Marina Boagno
Marina Boagno
6 mesi fa

To whose who are interested: Fedora video is available on YouTube at the following link: https://www.youtube.com/live/GZ4QzYbad0c?si=y34g_ztEr-WNkV_u