Otello – Teatro dell’Opera di Roma

OTELLO

  Dal 1 al 12 Giugno il Teatro dell’Opera di Roma presenta Otello di Verdi

direttore Daniel Oren
regia Allex Aguilera
Otello (tenore) Marco Berti
Desdemona (soprano) Vittoria Yeo
Jago (baritono) Vladimir Stoyanov
Emilia (mezzosoprano) Irene Savignano
Roderigo (tenore) Francesco Pittari
Lodovico (basso) Alessio Cacciamani
Montano (baritono) Alessio Verna
Cassio (tenore) Piotr Buszewski
Un araldo (basso) Leo Paul Chiarot

Daniel Oren

Nonostante il suo straordinario valore musicale Otello non è tra le opere più rappresentate di Giuseppe Verdi, né tra le più popolari. Le ragioni sono diverse, da un lato la difficoltà di mettere in scena un’opera che richiede interpreti di eccezionale livello, dall’altra un linguaggio musicale relativamente moderno, che tende ad evitare le facili melodie in favore di una costruzione più ampia e complessa. Il Teatro dell’Opera di Roma nonostante tutto lo ha messo in scena addirittura con un “doppio cast”, almeno per quanto riguarda i personaggi principali. In entrambi i casi la bacchetta è stata affidata al veterano Daniel Oren, che ha condotto l’orchestra romana con grande trasporto come l’intensa partitura richiede. Fin dalle prime battute è così emersa l’attenzione per le dinamiche estreme, come nella grande scena dell’uragano, senza che mai venisse meno quella per i dettagli, in particolare nei momenti più delicati e sognanti come nella conclusione del primo atto. In un’opera dove l’orchestra è voce fondamentale e non certo puro accompagnamento Oren ha reso al meglio lo splendore timbrico del capolavoro verdiano. Anche la scelta dei tempi è risultata sempre ben calibrata (se si escludono le ultime battute orchestrali del secondo e terzo atto, molto incisive ma forse troppo affrettate). Peccato solo per il taglio del lungo concertato del terzo atto che segue l’intervento di Desdemona (“A terra!…  Sì… nel livido fango…”), omesso in realtà in molte edizioni.

Otello. Vittoria Yeo (Desdemona), Marco Berti (Otello). ph Fabrizio Sansoni -Opera Roma 2024_5062
Otello. Vittoria Yeo (Desdemona), Marco Berti (Otello). ph Fabrizio Sansoni -Opera Roma 2024_5062

Marco Bert e Vittoria Yeo

I cantanti che abbiamo avuto il piacere di ascoltare non erano quelli della “prima”, ma sarebbe un gravissimo errore pensare di considerarli come una “seconda scelta”. Il tenore Marco Berti si è cimentato nel ruolo del titolo con invidiabile sicurezza, presentando sia vocalmente che scenicamente un Otello certamente eroico, collerico, ma anche (e forse soprattutto) profondamente innamorato. Il cantante  ha accuratamente evitato “urla sguaiate”, senza peraltro lesinare acuti potenti a partire proprio dal celebre “Esultate”. Ottima anche la sua capacità di modulazione verso il pianissimo, come ad esempio nel monologo del terzo atto “Dio! Mi potevi scagliar…”, in particolare nella frase “…dov’io, giulivo, l’anima acqueto”. Una prova complessivamente eccellente, che ha visto il suo culmine nel drammatico finale (“Niun mi tema…”). Il soprano coreano Vittoria Yeo ha magistralmente interpretato il ruolo di Desdemona. La sua voce cristallina è sembrata ideale per dipingere l’animo delicato del personaggio. Ottimi sono stati i suoi interventi nel duetto del primo atto, come pure gli intensi momenti del terzo. E’ però nel quarto atto, nella “canzone del salice”, seguita dalla celebre “Ave Maria” che la cantante ha dato il meglio di sé, in una scena che non a caso ha riscosso l’unico applauso “a scena aperta” della serata. Il complesso personaggio di Jago è stato affidato al bulgaro Vladimir Stoyanov che ha svolto il suo compito con grande cura. Vero e proprio co-protagonista, il baritono ha sorretto l’azione per gran parte del tempo offrendo una grande prova sia nei suoi numerosi duetti con Otello che nei monologhi, in particolare nel celebre “Credo in un Dio crudel…”. Ottimi anche gli interventi degli altri interpreti, dal Cassio del tenore polacco Piotr Buszewzski alla Emilia di Irene Savignano, e ancora Francesco Pittari (Roderigo), Alessio Cacciamani (Lodovico) Alessio Verna (Montano) e Leo Paul Chiarot (un araldo). Sempre eccellente nei suoi brevi ma significativi interventi il coro, diretto al solito dal Maestro Ciro Visco, coadiuvato in questo caso dalla Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma, nella scena del secondo atto (“T’offriamo il giglio…”).

Otello
Otello. Vladimir Stoyanov (Jago), Irene Savignano (Emilia) ph Fabrizio Sansoni. Opera Roma 2024.

La  regia dello spettacolo è stata affidata ad Allex Aguilera, coadiuvato da Bruno de Lavenère per le scene, Françoise Raybaud Pace per i costumi, Laurent Castaingt per le luci e dalla coppia Etienne Guiol e Arnaud Pottier per le proiezioni video. Se fossimo “progressisti” e “al passo con i tempi”, non potremmo che formulare complessivamente un pessimo giudizio. Regia di stampo tradizionale, totalmente statica, che segue banalmente il libretto, per non dire “spettacolo d’altri tempi che speravamo di non dover più vedere”, mancanza di originalità, scenografia oleografica, e via dicendo. Queste sono in effetti le tipiche inappellabili sentenze che generalmente si accompagnano ad uno spettacolo troppo fedele al libretto e alle relative indicazioni. D’altra parte non possiamo nascondere la nostra natura di “reazionari” e “passatisti”, e non possiamo quindi non dare un’ottima valutazione alla messa in scena di Aguilera, ed esattamente per gli stessi motivi elencati sopra! Il regista ha molto correttamente evitato inutili “trovate” non previste e non richieste, consentendo così di concentrarsi al meglio sulla fondamentale componente musicale. Molto apprezzabili anche gli appropriati costumi e la maestosa scenografia, arricchita in alcuni momenti da efficaci proiezioni (come nella scena dell’uragano), anche se non sempre perfettamente funzionale (come ad esempio nel quarto atto).

Alla fine della serata applausi calorosissimi e meritati per tutti, in particolare per i protagonisti e il direttore d’orchestra. La recensione si riferisce alla rappresentazione dell’8 Giugno 2024.

Tiziano Virgili

 

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Tiziano Virgili

REVIEWER

Physicist, professor at Salerno’s University. Opera fan for more than fifty years, with special interest for Russian, Czech, and in general less performed operas. Strongly believes that Great Art doesn’t need updates, and that operas work perfectly just as they were originally conceived.

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