MEFISTOFELE. Eppure in Mefistofele non mancano certo le invenzioni melodiche, le grandi scene corali o le arie memorabili, che spesso contribuiscono in misura determinante alla popolarità di un’opera.
Il pubblico nuovo avrebbe diritto a vedere l’opera per quello che è, sia pure con occhio diverso, con un’estetica moderna, aggiornata, che utilizza i progressi della tecnologia e dell’illuminotecnica. Però senza inutili stravaganze. Si è visto persino don José ucciso da Carmen. Inammissibili forzature drammaturgiche.
Insomma, lo spettacolo per lo spettacolo.
Venendo ora alla regia, dobbiamo anzitutto osservare come questa produzione in realtà sia la ripresa di un’edizione del 2018 ad opera dello stesso regista Michele Mariani, il quale si prende la libertà (o per meglio dire l’arbitrio) di trasporre la vicenda negli anni ’50 del XX secolo. Il richiamo esplicito è al cinema di Federico Fellini, in particolare a titoli come “La dolce vita”.
Insomma, lo spettacolo per lo spettacolo.
Il cosiddetto “teatro di regia” sta rapidamente riducendo nel pubblico la conoscenza delle opere come sono state scritte e concepite dagli autori, racconta storie diverse, insinua, o, peggio, spesso impone, significati astrusi e lontanissimi dagli intenti degli autori.
La nostra personale opinione (per quel poco che può valere) è che, in un certo senso, le grandi “regie d’autore”, i pregevolissimi lavori degli Zeffirelli, dei Visconti, degli Strehler, abbiano, involontariamente, aperto uno spiraglio in cui si sono insinuati degli epigoni astuti, che, a poco a poco, si sono fatti largo fino a condurci alla disastrosa situazione attuale.
DA UNA CASA DI MORTI. Come spesso accade infatti, all’attenzione per la versione originale della partitura non corrisponde una analoga attenzione verso il libretto, oggetto come in questo caso di interpretazioni molto libere.Come spesso accade infatti, all’attenzione per la versione originale della partitura non corrisponde una analoga attenzione verso il libretto, oggetto come in questo caso di interpretazioni molto libere.
Lucia di Lammermoor. A fine serata trionfo per tutti. Meritatissimo.
Les contes alla Scala. Molto brava, nel ruolo di Antonia, Eleonora Buratto che porta avanti, insieme a pochi, pochissimi, altri, la tradizione della scuola di canto italiana.